P.

C’e’ una ragazza, P., con cui condivido alcuni aspetti della mia vita, ma che non ho mai conosciuto di persona. Abbiamo vissuto nella stessa casa qui a Londra, ma in periodi diversi – la casa e’ piccola, due sole stanze, e nonostante sia occupata da piu’ di dieci anni, ci hanno vissuto o sono stati ospititi per periodi piu’ o meno lunghi, meno di una dozzina di persone in tutto.

Uno di questi e’ morto l’anno passato, in circostanze misteriose. Un’altro era un buddista integralista che praticava la castita’ totale, e che considerava anche la masturbazione una tentazione da resistere. A volte riceve ancora delle riviste buddiste a quell’indirizzo, nonostante sia tornato negli Stati Uniti da quasi un decennio, e probabilmente ha orami abbandonato la fede. Altri ex inquilini sono sparsi per il mondo, altri abitano ancora in citta’ ma in alloggi piu’ confortevoli, caldi e dotati di luce elettrica e acqua calda. Li conosco, almeno di vista, quasi tutti, ma non ho mai incontrato P. 

Oltre ad avere dormito nello stesso letto e avere fatto la pipi’ nello stesso gabinetto gelido, veniamo anche da paesi terribilemente vicini (diciamo 15 km di distanza al massimo). Abbiamo piu’ o meno la stessa eta’, e forse abbiamo nella nostra piccola citta’ natale, frequentato le stesse scuole superiori, e sicuramente abbiamo degli amici in comune. Il mondo e’ piccolo, e soprattutto il nostro universo sociale e’ piuttosto ristretto. Compagne, femministe, outsiders di diversi tipi, abitiamo un universo di cui si intravedono i confini. Come nello schema di Alice in The L Word, alla fine siamo tutte collegate da pochi passaggi gli uni agli altri. 

Ho scoperto da qualche giorno che questa ragazza lavora nello stesso edificio in cui lavoro io. Ogni giorno passo davanti agli uffici in cui lei ha una scrivania e una vita, e sbircio attraverso le pareti di vetro, sperando di indovinare quale di queste donne possa essere P. Per ognuna delle donne che vedo attraverso il vetro, sussiste una possibilita’ che sia lei, e per ognuna, una buona ragione per cui non puo’ esserlo. Troppo vecchia, troppo elegante, troppo inglese…Mi godo l’incertezza e il senso di possibilita’ che per un momento provo, sicura che un giorno decideremo di andare al gabinetto nella stessa pausa caffe’, e ci riconosceremo al primo sguardo davanti al cubicolo grigio topo. Aspetto con ansia questo giorno, ma mi godo l’incertezza e il senso di possibilita’ che provo passando davanti a quel vetro e guardando quelle donne che non conosco ma che mi potrebbero essere cosi’ vicine, e che per un momento solo sono tutte intricate nella mia vita.    

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One nation under CCTV

Immagino che sia Bansky, e che valga un sacco di soldi, ma mi piace comunque, soprattutto la bambina sulla scala.

Ieri notte tornavo a casa in bici e stavo attraversando Peckham, che non e’ la mia parte di citta’ preferita anche se la strado su cui mi trovavo, la strada principale con tutti i negozi, i parrucchieri, le chiese neocatecumenali e il mercato, mi piace molto. Era molto tardi e in giro non c’era nessuno, era tutto silenzioso e tranquillo; solo da una finesta usciva il suono di una celebrazione religiosa di qualche tipo, con predica roboante in corso. La scena e’ diventata un attimo surreale quando sulla mia destra ho visto due volpi che tutte assorte rastellavano un mucchio di spazzatura e si riempivano la pancia. Invece alla mia sinistra un camion frigo stava facendo una consegna ad una macelleria, e un tipo con un intero maiale morto sulle spalle scendeva la rampa del camion mentre il suo collega, in camice bianco macchiato a dovere di sangue, troneggiava sopra di lui a braccia conserte. Brrrr. Ho accellerato la pedalata e sono schizzata verso casa. 

Invece stasera sono stata al fantastico Transfabulous – festival di arte e cultura transgender, dove ho visto due spettacoli di rilievo, imperdibili: la nuova indescrivibilmente fantastica performance dei ‘Dartagnan and the three Muslequeers’, trio irriverente e surreale gender bender e genericamente folle, e il rap di Queer MC- crew  trans/butch francese i cui rep potete trovarli qui.

Ho anche ri-incontrato una persona molto fascinosa che, guardacaso che coincidenza, insegna nel mio dipartimento e che mi ha promesso di incontrarmi questa settimana per darmi una mano con il mio progetto di tesi. rattle rattle, agitazione e sudorini. Perche’ sono cosi’ insicura? Sono terrorizzata. 

Su tutt’altra nota, stasera uscendo ho visto che a 200m da casa ha aperto un locale notturno dal nome inquietante – eclipse – il primo del suo genere nel quartiere. Piccoli segnali di cambiamento. Ma di questo un’altra volta. Notte!

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la scialuppa

cactus camera

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breve riassunto

 

Mi
toccava proprio finire immobilizzata a letto con l’influenza per
decidermi a scrivere un post. Diciamo che ci ho provato piu’ volte a
buttare giu’ qualcosa ma non mi veniva niente – sembra tutto molto
banale in questo periodo politicamente e socialmente cosi’ buio e
violento – immagino che questa sensazione la abbiamo in tante, mi
potete capire, non mi prolungo.

Mi sono presa vacanza dal blog e
un po’ da tutto nell’ultimo mese, tutto e’ cominciato con la MayDay
milanese, per poi proseguire sulle montagne liguri dove crescono questi
bei fiorellini nei buchi sulla roccia, e nelle acque gelide del mare in
primavera – per poi passare per intense giornate con amici, amiche,
parenti, future dottorate nonche’ mamme e tra il profondo nord, la
costa italiota orientale, le monagne austiache, con giri in vespa,
eventi e after party GLBTQ (ma sopratutto Q) a UniversiInversi

cene
con pesciotti sul fuoco e altre delizie. Il primato culinario lo vince
di sicuro la Liguria in questo viaggio, dove per pochi soldi ci si e’
riampiti di delizie di tutti i tipi e di vino in quantita’ – ricordo
confusamente degli asparagi avvoltolati nel prosciutto, delle palline
di pastella strafritte, un’insalata russa incredibile (e che, a me
l’insalata russa mai mi ha fatto ne ah ne bah), delle tortine salate e
molto altro..

Ho rimandato una settimana il ritorno a Londra,
per vari motivi non tutti allegri, e comunque ripartire non e’ stato
facile, ho comunque perso la manifestazione veronese
– con la morte nel cuore – e mi sono ricapultata qui, a lavorare meta’
settimana al call centre e l’altra meta’ a lavorare al documentario-
progetto finale di laurea – che devo consegnare a settembre. Insomma un
sacco da fare – per fortuna il mio compagno di avventure nonche’ occasionale blogger

mi
ha aiutato a riinserirmi grazie ad una visita-lampo, per cui il rientro
nella normale quotidinita’ londinese e’ stato ancora rimandato, ed ora
ci si e’ messa l’influenza, e pare proprio che il mio corpo non ne
voglia sapere di tornarci, alla normale quotidinita’. vabbe,
continuiamo a rimandare…per intanto uso queste giornte di pigrizia
obbligata per navigare un sacco, per leggiucchiare, lavorare al corso
di traduzione online che sto seguendo e che mi diverte molto, e per
mettere in ordine le idee. 

Avrei voluto (e ci ho provato ma
senza successo) scrivere delle cose articolate su un paio di films e
libri, allora mi limito a dire:

il nuovo meraviglioso film di Lucia Puenzo XXY
e’ assolutamente imperdibile, delicato, graffiante, parla di
adolescenti che incominciano il viaggio di comprensione del proprio
genere e della proria sessualita’ – il tutto immerso in una luce blu,
azzurrastra, e in una natura bellissima, con un oceano selvaggio e un
sacco di anfibi incredibili. delicato delicato delicato e pieno di
sentimenti tempestosi e profondi 

guardatevelo!

per ora basta. a presto pero’, promesso. 

 

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and now…let’s MayDay!

Finito. Consegnato.

Classico anticlimax, non so che fare, piove e sono bagnata come un pulcino di questa brodaglia marroncina che e’ la pioggia londinese e che schizza ovunque mentre pedali, con tutti i bei documenti stampati nella borsa che speri non si infanghino, e non si sono infangati alla fine ma tutto il resto si e allora sto a cercare di asciugarmi al caldo mentre aspetto che consegnino anche tutti gli altri e aspetto di aprire l’aperol che k. si e’ fatta mandare apposta dall’italia per fare lo spritz oggi alle 4 di pomeriggio, deadline ultima della consegna dei nostri esami. 

…e poi domani si balla, direzione milano, partenza da casa ore 5 am, volo ore 8 am, orio al serio ore 11 am,

 

Porta ticinese, Milano ore 15.00

per un’altra Mayday

Questo il call di sexyshock:

PERCHE’ partecipare alla Parade?

Perche’ la precarieta’ non e’ una sfiga personale, ne’ una contingenza:
segna le nostre vite, nutre le nostre coliti psicosomatiche, manda in rosso i nostri sparuti conti in banca.
Perche’ e’ tempo di riprenderci la libertà di scelta sui nostri corpi e
sui nostri desideri, di attivare reti di solidarieta’ e di lotta,senza
lasciare nessun@ a combattere in solitudine. Perche’ e’ tempo di godere!


CHI organizza e partecipa all’EuroMayDay Parade ?

Migranti, lavoratrici e lavoratori precari@, collettivi queer, donne
incazzate che rinunciano volentieri al ruolo di angelo del focolare,
sabotatrici di confini…


–>un magnifico inizio a una settimana in italia a riposare e a ribbracciare chi sceglie di rimanere che di sti tempi ci vuole piu’ coraggio a rimanere che a partire.

 

che non fuggono solo i cervelli (non mi vedo molto cervello in fuga) ma anche i corpi fatti di carne, desideri e pulsioni che soffocano rattrappiti nella profonda provincia italiana e che a volte hanno bisogno di altra aria. 

con tutto il rispetto a chi sceglie di rimanere, che e’ difficile pure rimanere, e ritagliare con coraggio dei pezzetti di cielo e creare vortici e mulinelli di aria fresca – io non sono riuscita a farlo e mi sento pure in colpa a volte, ma se non andavo, non sopravvivevo  e dovevo proprio curarmi alcune ferite infette.

comunque

auguro una gioiosa MayDay di lotta di festa e di godimento a tutt* !!   

 

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ridere dei morti

lo so che é assolutamente fuori tempo massimo, e fuori luogo,ma mi ha fatto ridere:

 

http://www.youtube.com/watch?v=mEQJA5MXIxc

 

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bestiario

mentre in italia da roma a vicenza succede di tutto,

io vi descrivo brevemente i personaggi che mi hanno circondato in biblioteca in questo studioso periodo, e che mi mancheranno:

  • miss k. : donna dalla ciabatta che alimenta 5 leptops e simbiotica compagna di studio, di pranzi e di caffé, é colei che mi ha dato la motivazione per trascinarmi tutte le mattine fuori dal letto e in biblioteca, e di rimanerci fino a tarda notte (e di osservare con umorismo la fauna che ci circonda)
  • Kate winslet: giuro, é lei! solo che ansima, si agita in continuazione e ha frequenti esplosioni vocali nei confronti di chi si fa squillare il cellulare e di chi osa scambiare sue parole sottovoce nelle sue raggio uditivo da pipistrello. 
  • il robot. personaggio enigmatico che lavora allo spaccio dell’universtitá, egli sembra ispirato nel suo look da un influsso darkettone per quanto riguardo il trucco in faccia e da fantasie da videogame anni ottanta per quanto riguarda l’abbigliamento. infatti ama travestirsi da robot, completo di pezzi di plastica protettiva sugli avambracci e antennine sulla testa. e ovviamente eyeliner e labbra neri e carnagione dell’oltretomba.
  • il tipo di cui ho giá parlato che russa sonoramente con la faccia spiaccicata sulla tastiera
  • un numero indefinito di ragazze che evidentemente ogni sera hanno un ricevimento di gala e non hanno tempo di passare a casa a cambiarsi e quindi si divertono a girare per la biblioteca a fare venire i complessi alla gente che non ha il loro senso dello stile né il loro portafogli né la voglia di sbattersi
  • un paio di ragazze intriganti che invece hanno scelto il look ‘secretary’ reloaded – complete di gonna a imbuto che parte da metá pancia, camicetta, tacchetti costrittivi e ovvio, occhialoni esagerati. giro vita: 32 cm
  • molt* invece non entrano in bilioteca, ma si aggirano per la facoltá muniti di varie attrezzature d’ordinanza che spaziano da un qualunque strumento musicale, treppiedi, oggetti eletrronici non meglio identificati, videocamere. sono molto, molto, molto impegnati a creare.
  • un numero imprecisato di indie boys con ciuffo sull’occhio, camiciola a scacchi, aria sfatta e annoiata, e ennuí tardo adolescenziale. e ottima cultura musicale.
  • una compagna di corso molto simpatica che crede che parlare su skype in biblio sia cosa accettabile (miss k non é della stessa opinone)
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vita di una topa di biblioteca

Sono talmente fusa dalla mia vita in biblioteca che non mi ero resa conto che fosse venerdí, per cui pedalando verso casa mi chiedevo cosa fosse questo ingorgo di macchine strobazzanti lungo da Peckham a Camberwell, pensavo fosse successo qualcosa (sparatoria? accoletellamento? ciclista spiaccicato?) invece a Camberwell i pub e i locali pieni mi hanno fatto ricordare che esite una cosa chiamata fine settimana che comincia ufficialmente oggi e che dunque tutto il mondo é in giro che fa festa.

io invece pedalo verso casa e mi preparo ad un altro fine settimana in biblioteca – l’ultimo! oggi mi sono resa conto che era almeno dai tempi della maturitá (9 anni fa?!) che non passavo cosí tanto tempo a studiare e sicuramente non ho mai passato cosí tanto tempo in biblioteca. Il fatto che poi lei stia aperta sette giorni su sette fino a mezzanotte é una pacchia totale.

Io ho deciso di sfruttare il fatto che sabato e domenica non ci va (quasi) nessuno per godermela in pace, e invece prendo come giorno festivo il giovedí, giorno che io santifico andando al 56a infoshop a trovare gli amici anarco-squatters, a comprare toppe e verdure e ad aggiustare la bici (tutte cose che si possono fare al grandioso 56a infoshop!).

la vita della topa di biblioteca comunque mi piace. cerco di arrivare alla mattina presto, per conquistare un ricercatissimo posto vicino ad una spina dell’elettricitá per il quale verso le 4 del pomeriggio, quando le batterie dei leptop incominciano a esaurirsi, la gente incomincia a scannarsi.

k, che possiede uno spirito comunitario e una grande generositá, ha comprato mesi fa una ciabatta da 5 che porta in biblioteca e che la ha procurato molti nuovi amici e che crea nella sua sala di lettura un’atmosfera collaborativa e amichevole che non si trova in tutte le sale.

la vita in biblioteca non solo da un ritmo alle mie giornate (studio, caffe, studio, pranzo, studio, email, studio, cena, studio, letto), ma offre anche un ottimo punto di osservazione sulla varia umanitá che frequenta la mia universitá in un periodo stressante vicino ad esami e deadline varie. un catalogo umano…interessante…e variegato….

c’é la gente che dorme, e questo é abbastanza normale (anch’io dopo pranzo mi faccio la pennichella sul tavolo) ma oggi un tipo si é addormentato con la faccia sulla tastiera (che se sbavava faceva corto circuito) e russsssava russsssava come un torello causando l’ilaritá generale.

a breve un bestiario dello studente medio di una figosa universitá londinese. tenetevi pronte.  

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dog town and z-boys (and one girl)

ieri notte ho finalmente visto il

mitico documentario sui pionieri 

dello skate, dog town and z boys

le immagini degli z-boys che 

sfidano le onde atlantiche (e il

destino) lungo la costa derelitta

e in rovina di LA

nei primi anni ’70 sono 

fantastiche, tra moli distrutti,

impalcature traballanti e oggetti

contundenti galleggianti, 

e il passaggio allo skate,

le prime tavole autocostruite,

con spirito super diy, e l’idea

di skatare nelle piscine vuote 

di una LA decandente, 

le foto e le riprese dell’epoca

mostrano questi ragazzetti

giovanissimi, magri e dai

capelli lunghi, incazzosi ma

anche dolci – fanno invece

impressione gli uomini che sono 

diventati, tracotanti e un po’ tristi,

decadenti.

Ogni comparsa dell’unica

componente femminile della crew,

Peggy Oki, é un regalo,mentre 

guardo il film la cerco in ogni

inquadratura e in ogni foto, e 

ogni tanto compare con il suo viso

sorridente e il suo stile fluido. 

Scopro poi che é diventata biologa,

pittrice, graphic desinger e

attivista difensora di balene.

Surfa, skata,arrampica, dipinge, 

é giá un mio piccolo mito.  

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motociclisti

Escono dal letargo a primavera

i motociclisiti freddolosi,

vigliacchi tagliano la strada a ciclisti inermi 

 

(poesiola nipponica primaverile)

 

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