risveglio

 

domenica
mattina una lingua di terra tossica derelitta ad uno sputo dal centro
del centro del centro del mondo. da un lato vista su canary wharf (foto
in alto),  dall’altro lato visto sulla cupola di cio’ che era il
millennium dome (seconda dall’alto), atroce investimento fallimentare
di epoca blairiana costruito per la fine del secolo, mai decollato,
simbolo dello sfarzo mirato a caso del boom economico. Dagli altri
lati, palazzonti finto lusso e terra disabitata, un nature park di
arsenio e piombo, yuppies in tuta da jogging, e canali melmosi di
palustre memoria. carrelli della spesa e copertoni in acque stagnanti e
canne, in un fallimentare sforzo di rigenerazione urbana senza
speranza. 

La lingua di terra conteneva una fabbrica di
prodotti alimentari, googlemaps ancora ci regala le foto dei silos
dall’alto. Prima delle foto sattelitari online, chissa’ che cosa ci si
costruiva. Oggi e’ un cantiere derelitto abbandonato, solo un’enorme
palazzo vertroeacciaio ecologico con pareti esterne ricoperte di
vegetazione (ormai morta, la ditta fallita nel mezzo della
costruzione), vuoto. 

Arrivo con la metropolitana alle 8 del
mattino, sveglia presto oggi, riposata, pulita anche, smonto e annuso
l’aria, aguzzo le orecchie, mi incammino su cavalcavia e autostrade e
sentieri nel nature park, seguo il trail di fine nottata, gente
addormenta sulle panchine, indizi di passaggi, qualche lattina
abbandonata. mi perdo nel nature park dietro a uno che ha il mio stesso
obbiettivo – davanti al cul de sac di un parcogiochi vuoto, espoloriamo
insieme in una complicita’ di prima mattina con l’ansia di arrivare  il
prima possibile. fino a che la musica non diventa troppo forte per
parlare, fino al cancello dove un tipo a caso cerca di farmi pagare,
nonostante l’ora presta mattutina. passata la recinzione, scena
surreale, il palazzo vertroeacciaio risuona di soundsystem, uno per
piano, i suoni che si scontrano nel canale centrale, e il
cementoeilvetro ricoperti di birra, di piscio, di detrito di
lunghissima nottata. questo non e’ il la costruzione industriale dello
scorso millennio diventata obsoleta, questo e’ il detrito di questo
presente qui e ora ci appartiene per qualche istante. la vista dal
terzo piano, tutto vetro intorno intorno, spazio aperto enorme, spazia
oltre, abbraccia tutta questa parte di londra dove l’acqua e le anse
del fiume confondono le bussole e non sai piu’ da che parte si sta. Il
sole sale lentamente e se fossimo ai tropici sarebbe un sole che
lascerebbe presagire ore torride e polvere in giro. 

invece e’ un
calore che ti tenta e si prende gioco di chi ancora non vuole
concludere la nottata, la lingua di terra riarsa di arsenio e piombo,
circondata di acque melmose, e’ costellata di altri sound, da montagne
di terra detrita, e ballando nella polvere velenosa aspettiamo invano
che il sole ci riarda e ci secchi. intorno ogni tanto si intravede una
regata che al ritmico incitamento passa accanto, sguardi di rematori
esterrefatti alla visione di centinaia di corpi che rifiutano di darsi
la buonanotte. 

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