dove sta la violenza di genere?

Sabato mattina, e’ il 22 novembre, giornata contro la violenza maschile sulle donne, e giorno del mio compleanno.

Drin
drin, squilla il telefono, e’ il mio compagno che mi chiama da lontano:
"Buongiorno cara lilli, auguri!! come stai?? Io malissimo. pensa che
ieri sera mi e’ successa una storia terribile."

"Pensa, tale X
che e’ temporaneamente ospite a casa mia, ha pensato bene di minacciare
la sua ex compagna con un collo di bottiglia – dopo averla vista con un
altro, ieri sera ad una festa di supporto ai sans papier. Lui poche ora
prima si stava sbacciucchiando una ragazzina, ma a quanto pare non
tutti partecipano al gioco con le stesse regole. Io poi ho cercato di
intervenire e mi sono sorbito il tipo X sbronzo a casa ieri mattina e
tutto oggi che a turno piangeva disperato e batteva pugni contro i
muri."

    Reazione istintiva, da brava saggittaria, la mia: "
Scusa ma ora non riesco a parlare. Non ce l’ho con te, ci sentiamo
dopo, non posso parlare." CLIC.  ((come posso parlare ora della mia
stupida serata a guardare Battle in Seattle con una truppa di amiche
lanciando spugnette contro lo schermo nei momenti peggiori, come posso
parlarti ora dei miei programmi per la giornata, della cena, dei
regali.       E poi, di piu’, ho paura di quello che mi dirai, della
tua interpretazione, della tua lettura degli eventi. non ce la faccio
ora, a discutere, a convincere, ad analizzare. non ce la faccio)). 

Ho
preso mezza giornata, ci ho messo ore, per digerire e elaborare e
capire – poi sono pronta, ci sentiamo al telefono, riesco a dire frasi
esploratrici, "che tremenda ironia, che X abbia aggredito la sua ex
proprio nel giorno contro la violenza sulle donne." Timidamente
chiedendo "ma stara’ ancora da voi, X?". ((chi si assume la
responsabilita’ di prendersi cura degli aggressori, e di fare un
percorso, di parlare, di convincere, di ascoltare? quand e’ che il
contenimento e il supporto ad un aggressore diventa complicita’? gli
sbirri, le prigioni, i tribunali, non mi piacciono, non ci piacciono,
ma allora come e chi si accolla l’onere e la reponsabilita’ di seguire
gli aggressori?

no, non c’entri tu, uomo con cui
condivido la vita, c’entri solo in maniera laterale, non la prendere
sul personale. sono solo piena di rabbia, come te)). 

Parliamo un po’, i racconti e le risposte mi tranquilizzano, riesco a rimuovere, festeggio il compleanno, mangio e bevo. 

E’
domenica che apro la mail e leggo la notizia. Non ci sono mezze misure,
non ci sono parafrasi. Nella notte muore uccisa ammazzata Ilenia G.,
accoltellata dall’ex compagno che depresso e rabbioso non accetta di
essere stato lasciato. 

 

Leggo, guardo, telefono,
confermo. Ilenia G. passava spesso per il centro sociale quella lunga
estate di qualche anno fa, e partecipo’ alle prime assemblee del gruppo
di genere al CS. La ricordo che si batteva a testa bassa contro il
separatismo e me la ricordo, continuo a ricordarla, ogni notte, mentre
ci racconta di quanto ama gli uomini e di come la lotta senza di loro
non abbia senso. Continua a saltarmi in testa questa frase, e’ stata tradita, e’ stata tradita, e’ stata tradita. Tradita da uno degli uomini a cui era vicina e che non ha accettato di lasciarla andare via, da viva. 

rabbia
ai giornali che raccontano di una tragedia passionale. rabbia a chi
commenta con superficialita’ che si tratta di una tragedia senza
colpevoli, rabbia. Rabbia che nessuno osi chiamare i fatti con il loro
nome, e nominare, capire in quale statistica andra’ a finire questa
morte. Femminicidio, violenza di genere, sessismo. Contro gelosia, passione, omicidio-suicidio. Le parole che usi, giornalista.  

Donna,
se hai tra i 16 e i 35 anni, guardati bene attorno. Lo sai da dove
viene il pericolo. Fai attenzione, non abbassare la guardia. Non e’
l’uomo nero, non e’ al giardino della stazione, non e’ nel vicolo buio.
Viaggia libera e avventurosa, ma bada bene a chi regali amore, e
fiducia, e intimita’. te lo chiedo per favore, bada bene.

Ma la chiave, la svolta, chi la detiene, come circolarla. La
chiave e’ una sola, ed e’ la scelta di ogni uomo di lavorare, di
scavare, di elaborare ed estirpare, che la gelosia non e’ un dono di
madre natura, ma puo’ essere addomesticata e dirottata, che la rabbia
che annebbia il cervello puo’ essere riconosciuta come dolore, e
dolore, e dolore. che non serve a nessuno quella corazza, e dei tuoi
muscoli ce ne importa anche meno. 

 

 

Mi chiami di
nuovo, compagno, ci parliamo al telefono spesso in questi giorni.
Rabbiosi ma vicini. Mi chiami e mi racconti, parliamo e parliamo per
ore e cerchiamo di capire insieme – un percorso, una strada – mi parli
della necessita’ e del desiderio di leggere, e confrontare, e
comunicare con altri uomini di questo germe, della responsabilita’ e
delle rabbie e delle gelosie e dei muscoli e delle debolezze. osservo
il tuo percorso intimo, doloroso e rivelatorio, con sorpresa, e
ammirazione, e stupore. Vorrei che non fosse stato necessario il
sangue, ma fratello, ora puoi cominciare ad imparare ad essere un buon
alleato. voglio condividere il viaggio con te.

 

 

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One Response to dove sta la violenza di genere?

  1. Silvia says:

    mi commuovi cate. non ci sono parole.

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