The culture of the base: Linton Kwesi Johnson//Paul Gilroy in conversazione

Ieri per ricordare i 200 anni di abolizione della schiavitù Goldsmiths ha organizzato un evento spaccaculo ((nell’accezione piacevole del termine ovvio 🙂 )) con LKJ e Paul Gilroy –

partita con LKJ che ha annunciato di non aspettarci troppe teorie da lui, che è venuto a farci sentire un po’ di musica più che altro. Infatti aveva portato il suo giradischi e una pila di vinile ed è partito con una storia della costruzione dell’identità africana nella diaspora jamaicana attraverso la musica dal rocksteady al reggae – riscaldando la sala affollatissima ma gelida in temperatura in men che non si dica.

Poi è venuto il turno di Paul Gilroy ((che ho avuto la fortuna si sentire parlare per la seconda volta in due settimane)) che era più digitale e aveva dei cd – e lui ha seriamente cominciato a scuotere le fondamenta della sala – parlando della cultura del basso – suonando le tracce scete da lui a volume altissimo per farci sentire, sentire, cosa trasmette, il basso, in una musica come il dub dove le parole sono state addirittura eliminate, o quasi, perchè l’importante non è la lingua, ma ,,,, dun dun dun

è difficile riassumerlo perchè ha uno stile così ricco e complesso che ti manda mille stimoli che vanno a raggiera in tutte le direzioni, comunque ha parlato della cultura del back atlantic emersa dall’esperienza transoceanica della schivitù e della lotte contro la schiavitù, e di alcune caratteristiche di questa cultura, come una nozione univerale di libertà e diritti, un’idea di rifiuto del lavoro, che poi sono state trasmesse attraverso la musica. Ah, e che questa cultura ha la potenza di avere lo stesso impatto delle grandi ‘Culture’ europee come quella greca classica o quella germanica. Il tutto veicolato (anche) dalla musica.

Poi ha messo su un pezzo rap di fine anni novanta che stava spaccando in due il palazzo quando è partito un allarme antiincendio…. L’ossessione per la sicurezza inglese non ha permesso di  spegnere l’allarme e di continuare, ma abbiamo dovuto evacuare l’edificio,interrompendo l’esperienza, la conferenza e tutto. Evidentemente il discorso stava diventando troppo pericoloso…

 

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