E’ sabato mattina, mi sveglio tardino e mi volto verso il mio unico e fedele compagnio di letto da qualche mese a questa parte (13 pollici, bianco e non e’ mai troppo lontano da me, cos’e’?), faccio colazione con gli ovetti di cioccolata che mi ha mandata la mamma per pasqua, e entro in vena nostalgico/melaconica ascoltando qualche canzone dei CCCP mentre sbircio fuori verso un cielo finalmente un po’ blu.
Questa specie di aria primaverile mi fa pensare alla scorsa primavera e a tutta l’acqua che e’ passata etc etc. (avete capito il sentimento).
Insomma, un anno fa circa si stava occupando in Mayer a Trento e nasceva il Centro Sociale Bruno/2. Ne parlavo in termini entusiasti qui.
Erano momenti emozionanti perche’ non solo si riconquistava e si faceva vivere un palazzo abbandonato da anni, e si lottava per poterlo tenere, ma sopratutto perche’ sembrava che vecchie fratture politico/personali molto dolorose e profonde si stessero incominciando a rimarginare e che stessa nascendo un’esperienza veramente plurale in cui persone diverse potessero apportare le loro sensibilita’ politiche, artistiche, culinarie.
La primavera e’ stata intensa, fitta e emozionante, culminata in una grossa manifestazione nazionale, e piena di feste, concerti, tornei di ping pong, mangiate, azioni, cose da centro sociale.
Non voglio farla troppo lunga, chi conosce la storia la conosce gia’, la mia personale purga e’ venuta presto, dopo che io e altre donne abbiamo cercato di perlare di femminismo all’interno dello spazio. Questo forse era un passo troppo impegnativo per alcuni uomini e sono esplose delle dinamiche sessiste striscianti e violente che mi hanno lasciata scossa per un bel po’ di tempo. Di nuovo fratture e accuse da parte di compagni e si, compagne a cui comunque ero legata.
Un attaco particolarmente aggressivo a tarda notte in un corridoio dell’enorme palazzo, in cui mi sono state gridate addosso accuse su accuse da uno degli uomini che avevano piu’ potere nell’occupazione, mi ha spinto a spaccare un ombrello su una ringhiera fino a ridurlo a brandelli dalla rabbia. Vorrei averglielo spaccato in testa.
E’ passato quasi un anno dagli inizi, e posso dire di essere guarita quasi completamente da questa esperienza. Ho rasato via il superfluo, e tutto questo non mi tocca piu’. Forse presto portei anche ricominciare a fare politica. Con attenzione.
A Trento intanto il Centro Sociale ha una nuova casa, bella, perfetta. Sembra che sia stabile, nessuno parla di sgomberi. Non c’e’ piu’ bisogno che l’esperienza sia plurale e allargata, il cs si e’ richiuso su se stesso e su pochi intimi fidati. Fino alla prossima emergenza.