Dopo la fuga di cervelli, la fuga delle vagine
In occasione dell’otto marzo il CENSISS, onorevole istituto di ricerca statistica, pubblica un rapporto nuovo di zecca intitolato: “Differenze di genere nella ricerca statistica: nuovi orizzonti. Dalla fuga di cervelli alla fuga delle vagine”. Si legge nel comunicato stampa diffuso, con un tempismo invidiabile, dall’Istituto in prima mattinata:
“In occasione dell’otto marzo noi non scegliamo il silenzio, il rito nè la lotta, ma la rigorosa ricerca scientifica.
In seguito a numerosi simposi e discussioni avvenute nel mondo della statistica, l’Istituto ha preso atto che molte categorie usate dagli statistici sono da rivedere.
Esse rivelano si fondamentali fatti che descivono la nostra societa’ in cambiamento, ma spesso non prendono atto in maniera sufficientemente scientifica le diversita’ di genere.
Per ovviare a questa inaccuratezza siamo lieti di pubblicare quest’oggi un rapporto intitolato: “Differenze di genere nella ricerca statistica: nuovi orizzonti. Dalla fuga di cervelli alla fuga delle vagine”.
Il rapporto affronta un fenomeno in crescita che, sebbene non sia per nulla nuovo nella storia del nostro Pease, non è mai stato studiato approfonditamente.
Buona lettura”
Il rapporto sottolinea che se il fenomeno della fuga dei cervelli interessa sia uomini che donne (anche se queste ultime in percentuali minori), il fenomeno che spinge le donne a lasciare l’Italia per altri lidi puo’ essere chiamato “fuga delle vagine”.
Essa non trova un corrispondente maschile (‘fuga dei peni’) in quanto l’attaccamento del maschio italiano alla gonna materna gli impedisce di lasciare il territorio conosciuto se non per motivi veniali (vedi ‘fuga di cervelli’).
La fuga delle vagine è un fenomeno preoccupante quanto, se non piu’, della fuga dei cervelli, in quanto il Paese ha un forte bisogno di vagina autoctona che provveda al mantenimento delle specie italica.
La fuga delle vagine non è un fenomeno univoco, ma presenta diverse sfaccettature, e talvolta si interseca con a fuga di cervelli creando una categoria ibrida che è stata chiamata “fuga della cervel-ina o della vagin-ella”.
Le vagine in fuga appartengono a donne per lo piu’ al di sotto dei 40 anni che si recano all’estero per periodi di tempo che oscillano tra i tre mesi e i dieci anni (e in questo senso a volte essa prende la forma di transumanza o di esilio piu’ che di fuga), e che intraprendono questo passo per motivi che sono stati riassunti in tre categorie:
a. Desiderio di liberta’ sessuali ed emotive, e nuove esperienze
(fenomeno inconprensibile agli statistici ma si prende per buona la parola data delle donne intervistate)
b. Possibilita’ di decidere del destino del prorio utero e dei sui contenuti in maniera piu’ indipendente
(questa categoria comprende sia chi cerca una maternita’ al di fuori del matrimonio eterosessuale con la propria compagna o per i fattacci suoi, sia chi desidera terminare una gravidanza e non vuole affontare un muro di medici obbiettori o chi vuole utilizzare la pillola RU) (fuga di vagina/utero, estremamente preoccupante)
c. Desiderio di unirsi in matrimonio, unione civile o semplicemente condividere la propria vita con una donna
(fuga di vagina lesbica, poco preoccupante anzi in un certo senso un fenomeno positivo secondo l’analisi CENSISS)
Ci si augura che vengano presto intrapresi nuovi studi in questo interessante ambito.