Il mio destino biologico

Stasera sono stata incasellata.

Qualche birretta, un sacco di
chiacchere, un amico, si arriva a parlare di figli, si parla del fatto
che suo fratello ha appena avuto una figlia, da poco, da pochissimo,
IERI, 

‘…allora, come si chiama tua nipote?’

‘…’

‘allora?’

‘e’ no non li ho ancora chiamati..’

‘eh
ma allora, devi assolutmente farti sentire, e’ un momento
importantissimo, CRISTO SEI DIVENTATO ZIO, come non li hai ancora
sentiti, chiama subito, dai,  si-ici , ti prego siici,
chiamaii domani mattina, cristo, J., non mi fare l’inglese fino in
fondo, ti prego…chiama tuo fratello in questo momento topico della
sua vita…’ 

difficile parlare di famiglia con l’amico inglese…sembra che non sia poi tanto importante, per lui, per loro…

Allora
decido di parlare di me, e racconto una storia di cui e’ da tempo che
voglio parlare sul blog. Avrei voluto farlo in maniera diversa…

Comunque,
la storia tratta di mia madre e di me, e parla di una bambina, che
sarei io e di una madre, la mia, che un giorno di tanti anni fa,
parafraso’ Simone de Beauvoir, dicendo:

‘lillistar cara, non
tutte le donne possiedono il cosiddetto ISTINTO MATERNO. Se una non ce
l’ha, non ce l’ha. E’ inutile intestardirsi. Se non senti l’istinto
materno, non devi fare dei figli. NON DEVI FARLI SE NON LI VUOI. Sei
libera di scegliere"

Al tempo ero giovane e sicura di me
stessa, e pensai: "Ovvio mamma, se non voglio fare una cosa, non la
faccio! Chi vuoi che mi costringa ad avere dei figli contro la mia
volonta’? Non siamo mica nel medioevo!"

Poco ne sapevo. Nessuno mi aveva ancora parlato di Foucault, o del concetto di NORMA. D’altronde, ero alle elementari.

Ma
la piccola bambina crebbe, e nonostante tutto, ricordava ancora quello
che la madre le avevea detto tanti anni prima. Tanto che le piaceva
ripeterlo ad amici e confidenti, sicura di trovare entusiasmo e
comprensione.

J. lo scettico questa sera nel pub davanti ad una
Leffe troppo costosa mi guarda con occhi scettici, scuote la testa,
ride, e mi chiede, beffardo: "Quanti anni hai?"

"…." 

"Ahhh, 27!  

L’ho sentita troppe volte questa.

Ti
do tre anni, poi sarai anche tu li’ a smaniare di riprodurti. Sono
proprio le persone che sono fortemente anti figli che alla fine hanno
bisogno di farli piu’ di tutti gli altri."

 …

right!

Parafrasiamo. 

J mi ha detto, implicitamente: 

"Non
credo alle donne che dicono di non voler avere figli. Arriva sempre
l’eta’ un cui L’OROLOGIO BIOOGICO scocca la propria ora, e in cui tutte
smaniate di gonfiarvi come dei palloncini."  

 

Poco
importa che non abbia mai espresso una contrarieta’ ad avere dei figli
biologici. Poco importa che volevo celebrare un’enorme dono che mia
madre decise di farmi dichiarandomi libera di scegliere. Poco importa.

A quanto pare, le donne sono destinate, forse geneticamente, chissa’, a desiderarla, questa dannata maternita’.

Fattosta’,
io non mi permetterei mai di fare intendere che gli uomini sono
destinati a fare la lotta, ad essere aggressivi, ad essere violenti.
Non mi permetterei mai di pensare che gli uomini non possano scegliere
di NON picchiare le loro compagne, filgie, mogli. O scegliere di non
sminuire, ignorare, ridicolizzare le donne che li circondano. 

E
a chi si permette di dire che di maternita’ possono parlare solo lo
MADRI, dedico una pernacchia,  perche’ nostro malgrado e’ un tema a cui
tutte le donna sono sottoposte, bambine, adolescenti, giovani e
vecchie, non se ne scappa, ci troviamo, nostro malgrado, ad essere
sempre confrontate con il grande archetipo, la madre.

Grandi pernacchie, dunque. E un grazie enorme alla mia, di madre, che con tanta semplicita’ mi fece un grande regalo, quel lontano giorno. Proot.  

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2 Responses to Il mio destino biologico

  1. giada says:

    diventare madri è un’esperienza che ti mette a contatto con una parte di te che non puoi assolutamente conoscere prima, puoi sapere se un giorno lo vorrai essere o anche no,ma non puoi sapere come reagirà la tua personalità(cangiante)nel caso lo diventassi.scopri degli aspetti nuovi di te,ti relazioni per la prima volta con delle dinamiche nuovissime inaspettate che scoperchiano pentole e pentolini del tuo essere complesso.in ogni caso è un’esperienza che rende spesso sole, da un lato il controllo sociale che si intensifica e a volte ti fa quasi pesare le tue diversità(orrore!!!), i luoghi comuni e gli standards familiari che ti dicono in ogni momento come dovresti essere per essere una “buona madre” nel senso di “madre normale”, ma ancora peggio, lilli, c’è una sollitudine molto più impalpabile, quella che ti regalano le persone a te più vicine, gli amici cn cui hai condiviso percorsi ed esperienze, le donne e le amiche che non ti ascoltano perchè sulla maternità sanno già tutto anche se madri non sono, che è come parlare di un libro se hai letto solo le recensioni!è la solitudine che ti regalano gli amici che continuano a invitarti a bere una birra alle 19.30 quando hai ripetuto loro 2000000volte che a quell’ora il piccolo mangia, si fa prima o si fa dopo, ma dopo un po’ di volte sei fuori dal gioco, quella non è elastica, facciamo a meno;quella che ti regala il tuo prof della tesi che ti dice”ora che hai un figlio non ti puoi permettere 2 anni di tesi”;quella che ti regala la tua amichetta che ha come sogno fare”l’avvocato delle donne” e che quando le dici che l’anno prossima forse vai all’estero ti guarda con tanto d’occhi e ti dice”ma ce la fai con un bambino?ma chi sta con lui?ma poi cosa vorresti fare?” e le leggi in faccia che le sue risposte sono”no;povero piccolo con il papà si sentirà solo e abbandonato;casalinga, cameriera comunque non certo l’avvocato!”
    da ultimo, essere madri significa scoprire un tipo di amore che non avresti mai creduto, significa scoprire che nella tua vita TU non sei più la cosa più importante, nel senso molto semplice che non ci penseresti due volte a dare la tua vita per quella di tuo figlio(mai fatto quei giochetti psicologici da tragedia greca?).per cui a volte ti releghi in secondo piano, se l’ interesse di tuo figlio è incompatibile in un dato momento col tuo, il tuo lo rimandi(mai calpestarlo, però,è l’errore più grande che potresti fare per te e per tuo figlio:chi la vorrebbe mai una madre frustrata isterica che col suo atteggiamento ti fa sentire in colpa di essere nata’io che ce l’ho una madre così di certo no!), tuo figlio è quanto di più importante profondo totale ci sia nella tua vita, una volta che ce l’hai.difficile trovare un equilibrio.”ma vai due anni in africa che sarà mai se tuo figlio non ti vede nel frattempo!”oppure, all’inverso”due mesi all’estero? e il povero povero bambino indifeso?”…già difficile trovare un equilibrio, soprattutto se si è sole, e come madri lo si è spesso molto.chi non è madre certe cose non le può capire, e con ciò non intendo per nulla dire che chi non è madre non possa parlare di maternità, dico solo che c’è un atteggiamento arrogante e saputello delle donne che lascia sole molte altre donne, che magari sono mamme e che magari dato ciò hanno scoperto che spesso tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare(per essere originale). essere giovane madre studentessa è in italia una condizione atipica, il brutto è però scoprire che in fondo in fondo è atipica per tutte/i, che ,se ne rendano conto o meno.

  2. bimbovic says:

    Ha veramente detto “smaniate di gonfiarvi come dei palloncini”?
    -__-
    Avoja pernacchie con tutta quell’aria dentro!

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Il mio destino biologico

Stasera sono stata incasellata.

Qualche birretta, un sacco di
chiacchere, un amico, si arriva a parlare di figli, si parla del fatto
che suo fratello ha appena avuto una figlia, da poco, da pochissimo,
IERI, 

‘…allora, come si chiama tua nipote?’

‘…’

‘allora?’

‘e’ no non li ho ancora chiamati..’

‘eh
ma allora, devi assolutmente farti sentire, e’ un momento
importantissimo, CRISTO SEI DIVENTATO ZIO, come non li hai ancora
sentiti, chiama subito, dai,  si-ici , ti prego siici,
chiamaii domani mattina, cristo, J., non mi fare l’inglese fino in
fondo, ti prego…chiama tuo fratello in questo momento topico della
sua vita…’ 

difficile parlare di famiglia con l’amico inglese…sembra che non sia poi tanto importante, per lui, per loro…

Allora
decido di parlare di me, e racconto una storia di cui e’ da tempo che
voglio parlare sul blog. Avrei voluto farlo in maniera diversa…

Comunque,
la storia tratta di mia madre e di me, e parla di una bambina, che
sarei io e di una madre, la mia, che un giorno di tanti anni fa,
parafraso’ Simone de Beauvoir, dicendo:

‘lillistar cara, non
tutte le donne possiedono il cosiddetto ISTINTO MATERNO. Se una non ce
l’ha, non ce l’ha. E’ inutile intestardirsi. Se non senti l’istinto
materno, non devi fare dei figli. NON DEVI FARLI SE NON LI VUOI. Sei
libera di scegliere"

Al tempo ero giovane e sicura di me
stessa, e pensai: "Ovvio mamma, se non voglio fare una cosa, non la
faccio! Chi vuoi che mi costringa ad avere dei figli contro la mia
volonta’? Non siamo mica nel medioevo!"

Poco ne sapevo. Nessuno mi aveva ancora parlato di Foucault, o del concetto di NORMA. D’altronde, ero alle elementari.

Ma
la piccola bambina crebbe, e nonostante tutto, ricordava ancora quello
che la madre le avevea detto tanti anni prima. Tanto che le piaceva
ripeterlo ad amici e confidenti, sicura di trovare entusiasmo e
comprensione.

J. lo scettico questa sera nel pub davanti ad una
Leffe troppo costosa mi guarda con occhi scettici, scuote la testa,
ride, e mi chiede, beffardo: "Quanti anni hai?"

"…." 

"Ahhh, 27!  

L’ho sentita troppe volte questa.

Ti
do tre anni, poi sarai anche tu li’ a smaniare di riprodurti. Sono
proprio le persone che sono fortemente anti figli che alla fine hanno
bisogno di farli piu’ di tutti gli altri."

 …

right!

Parafrasiamo. 

J mi ha detto, implicitamente: 

"Non
credo alle donne che dicono di non voler avere figli. Arriva sempre
l’eta’ un cui L’OROLOGIO BIOOGICO scocca la propria ora, e in cui tutte
smaniate di gonfiarvi come dei palloncini."  

 

Poco
importa che non abbia mai espresso una contrarieta’ ad avere dei figli
biologici. Poco importa che volevo celebrare un’enorme dono che mia
madre decise di farmi dichiarandomi libera di scegliere. Poco importa.

A quanto pare, le donne sono destinate, forse geneticamente, chissa’, a desiderarla, questa dannata maternita’.

Fattosta’,
io non mi permetterei mai di fare intendere che gli uomini sono
destinati a fare la lotta, ad essere aggressivi, ad essere violenti.
Non mi permetterei mai di pensare che gli uomini non possano scegliere
di NON picchiare le loro compagne, filgie, mogli. O scegliere di non
sminuire, ignorare, ridicolizzare le donne che li circondano. 

E
a chi si permette di dire che di maternita’ possono parlare solo lo
MADRI, dedico una pernacchia,  perche’ nostro malgrado e’ un tema a cui
tutte le donna sono sottoposte, bambine, adolescenti, giovani e
vecchie, non se ne scappa, ci troviamo, nostro malgrado, ad essere
sempre confrontate con il grande archetipo, la madre.

Grandi pernacchie, dunque. E un grazie enorme alla mia, di madre, che con tanta semplicita’ mi fece un grande regalo, quel lontano giorno. Proot.  

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