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Aborto. La polizia irrompe al Policlinico di Napoli L’Udi denuncia: "clima di intimidazione"
di Anna Maria Bruni
"Nel reparto di interruzioni volontarie di gravidanza, nella serata dell’11 febbraio, alcuni agenti del Commissariato Arenella hanno fatto irruzione, senza alcun mandato, motivando di aver notizia di reato di ‘feticidio’". "Si trattava, invece, di un aborto terapeutico alla quarta settimana, regolarmente effettuato nel rispetto della legge 194 e della salute della donna che ha subìto l’intervento, e che ha espulso, peraltro, un feto morto".
Questo l’inizio del comunicato con cui l’Udi, l’Unione delle donne italiane, ha denunciato l’incredibile intimidazione avvenuta ai danni di una donna ricoverata al Policlinico di Napoli, nella serata di lunedì.
I medici, continua il comunicato, "di fronte ad un inedito agire della forza pubblica, hanno tutelato la donna, ma non hanno potuto evitare il sequestro del materiale abortivo e della fotocopia della cartella (anonima) della paziente". Inoltre, fanno sapere dall’Udi, "gli agenti hanno intimidito la vicina di letto della donna e portandola a testimoniare in quel momento, altrimenti sarebbe stata chiamata a farlo davanti ad un giudice". L’associazione, pertanto, denuncia "il clima che sta montando contro le donne, nel nostro paese e nel caso specifico in Campania, che genera procedure ai limiti della legittimità, ma soprattutto contrarie ad ogni buon senso. La libertà femminile – prosegue la nota – ha reso inevitabile l’agonia del patriarcato che, ottenebrato, mostra la sua faccia feroce, contrapponendosi alle donne con l’intimidazione".
Il direttore generale del Policlinico, Giovanni Canfora, ha avviato un’indagine conoscitiva interna. Il primario del reparto e direttore del Dipartimento di Ostetricia, prof. Carmine Nappi, ha consegnato alla direzione una relazione sulle modalità di svolgimento dell’aborto. "Si è trattato di un aborto praticato nel secondo trimestre, alla ventunesima settimana di gravidanza, che è previsto dall’articolo 6 della legge 194/78, eseguito con un’ iniezione di prostaglandine", ha detto il professor Nappi. "Il feto presentava un’ alterazione cromosomica. Se la gravidanza fosse stata portata a termine ci sarebbe stato il 40% di possibilità di un deficit mentale. La donna ha presentato un certificato psichiatrico della stessa struttura universitaria sul rischio di ‘grave danno alla salute psichica’, che ha autorizzato l’intervento". La donna che ha dovuto interrompere la gravidanza è stata poi dimessa lunedì mattina.
Il professor Nappi ha poi precisato di essere un obiettore di coscienza, e che "nel nostro reparto siamo rigorosi nel rispetto della normativa". Un caso esemplare di attuazione dello spirito che ha animato la 194: libertà, regolamentata, per l’interruzione di gravidanza e libertà per i medici obiettori di seguire la loro coscienza, fatti salvi i casi di grave rischio per la salute della donna e del bambino. La libertà di allora ha consentito uno spazio di condivisione nel rispetto delle diverse posizioni, il fondamentalismo attuale prevede la libertà solo per una parte, quella del potere, della Chiesa, e dei suoi servi, laici o cattolici che siano, che si realizza solo nella repressione della libertà civile.